I metodi utilizzati da avvocatura e magistratura
In teoria, i cittadini votano i membri del Parlamento; questi ultimi, a loro volta, approvano e promulgano la legislazione. In alternativa, i cittadini approvano o negano una proposta di legge per mezzo di un referendum. Un giudice terzo, quindi, applica la legislazione. Questo meccanismo farebbe sì che la legislazione sia promulgata da rappresentanti votati dai cittadini.
In realtà, avvocati e magistrati affiancano alla legislazione quelle che vengono definite dottrina e giurisprudenza. La dottrina è per lo più composta delle opinioni personali di causidici e magistrati in una veste estranea alle funzioni giudicanti; la giurisprudenza corrisponde a pareri tipici di legulei e magistrati con funzioni giudiziarie. In genere, dottrina e giurisprudenza prendono spunto dai contenuti di una disposizione di legge per poi distorcerne il significato attraverso analisi soggettive che sfociano in punti di vista individuali. Dottrina e giurisprudenza sono interdipendenti: la dottrina tiene conto della giurisprudenza e viceversa.
In sintesi, avvocatura e magistratura avvicinano le fasi applicative della legislazione principalmente in due modi:
a) all’esterno degli uffici giudiziari, attraverso l’inserimento di propri emissari nel Parlamento e in altre istituzioni, quali le
commissioni, così manipolando, spesso inavvertitamente e per mezzo di leggi ordinarie, la Costituzione;
b) all’interno degli uffici giudiziari utilizzando dottrina e giurisprudenza, le quali nascondono l’insidia di alterare sia la Costituzione,
che le leggi ordinarie, soprattutto quando la loro applicazione è consegnata a corpi giudicanti incompetenti sotto il profilo tecnico-
giuridico. Le decisioni che tendono a dichiarare le aule di giustizia appannaggio di avvocati e magistrati, con l’estromissione dei
contribuenti, rischiano di creare un diritto parallelo alla legislazione, peraltro già approvata con l’ausilio dei mandatari di
avvocatura e magistratura infiltrati all’interno delle istituzioni legislative.
Magistrati e mozzorecchi hanno subito provveduto, tramite i loro delegati o, in mancanza, attraverso dottrina e giurisprudenza, ad alterare sia la Costituzione per mezzo di leggi ordinarie, che queste ultime attraverso le sentenze, prevedendo che:
b) la giurisdizione si attua mediante processi regolati da dottrina e giurisprudenza, ossia dalle opinioni personali di cavalocchi e magistrati.
In questo modo sono esemplari scelti da organizzazioni di stampo insufficientemente occulto, quali la magistratura e l’avvocatura, in luogo di rappresentanti eletti dagli italiani, ad emettere ed approvare le regole che vengono, nella pratica, applicate.
Questo rischio è facilitato dal consenso, dunque dalla fiducia, che avvocatura e magistratura raccolgono presso gli utenti, accostandosi a persone che poco si conciliano con simili organizzazioni: i nomi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, regolarmente ostacolati da avvocatura e magistratura in maniera sia attiva che omissiva, vengono solennemente ricordati ogni anno sino al punto di scorgere la copia dei loro ritratti sulle porte degli uffici dei magistrati, ingenerando nelle parti un’idea fuorviante della magistratura. In realtà, gli individui che meglio rappresentano avvocatura e magistratura sono Vincenzo Geraci, Antonino Meli, Pietro Giammanco, Renato Squillante, Orlando Falco, Vittorio Metta, Giovanni Acampora, Alfredo Galasso, Attilio Pacifico, Cesare Previti, il già citato Giuliano Vassalli e consimili. Tali personaggi sono noti per le proporzioni delle circostanze che li riguardano; simili vicende, tuttavia, rispecchiano ciò che avvocati e magistrati perpetuano ogni singolo giorno in circostanze meno note ai media, dalla lite condominiale al rarissimo procedimento per patrocinio infedele.